La simulazione come metodo formativo per la cultura della sicurezza in ambito elettrico

Introduzione. La simulazione è un valido metodo per consolidare l’apprendimento e la riflessione sulle pratiche in termini di sicurezza, soprattutto utilizzato nei sistemi sociotecnici complessi che richiedono alta affidabilità (aviazione, sanità, industria, trasporti). Essa addestra le competenze tecniche, ma soprattutto è essenziale per la valutazione, riflessione e sedimentazione delle competenze non tecniche (lavoro di squadra, consapevolezza situazionale, comunicazione, ecc.). Ruolo chiave assume il debriefing, condotto in modo non giudicante e tale da stimolare un pensiero riflessivo.
Obiettivi. Verifica dell’efficacia del metodo simulativo come intervento di formazione continua degli operai per stimolare capacità riflessive sulle competenze tecniche e non tecniche e il loro ruolo per la sicurezza.
Metodo. Attraverso un processo di sviluppo iterativo di confronto con esperti del settore elettrico, sono stati sviluppati 5 scenari di simulazione e una checklist di indicatori comportamentali che descrivono gli elementi essenziali per la gestione sicura dell’attività. È stato sviluppato un questionario self-report di 26 item (standardized alpha = 0,84) per valutare la messa in atto di comportamenti che manifestassero un approccio proattivo alla sicurezza (in termini di compliance verso le procedure, attenzione al lavoro di squadra, prudenza). I partecipanti (N=8) hanno preso parte alla simulazione e hanno compilato il questionario selfreport prima della simulazione e a distanza di 3 mesi dalla simulazione. Un gruppo di controllo (N=21) ha compilato lo stesso questionario contemporaneamente al gruppo sperimentale, senza partecipare alla simulazione. La numerosità dei campioni è dovuta alla composizione delle squadre operative, generalmente composte da 7-8 persone. Una squadra ha quindi partecipato come gruppo sperimentale e tre come gruppo di controllo.
Risultati. È stata condotta una analisi mediante linear mixed model con “tempo” (pre-post), “gruppo” (sperimentale / controllo) e “interazione” fra le due variabili come predittori. I punteggi al questionario erano la variabile dipendente. È stato riscontrato un effetto principale del “gruppo” (t(41.47) = -3.873, p < 0.001), così come l’interazione fra “gruppo” e “tempo” (t (21.77) = 2.829, p = 0.010).
Limiti. I limiti della ricerca pilota sono la scarsa ampiezza campionaria, l’utilizzo di uno strumento non precedentemente validato, la complessità delle variabili osservate (comportamenti di sicurezza).
Aspetti innovativi. Prima introduzione del metodo in ambito elettrico con l’obiettivo della formazione alla riflessione sulle pratiche e alle competenze tecniche e non tecniche per la sicurezza delle attività operative. Sviluppo di una checklist di indicatori comportamentali utili per stimolare il confronto fra pari e la riflessione sulle pratiche.

Bracco, F., Masini, M., Piccinno, T.F., Alfieri, C. & Micelotta, A. (2019). La formazione come metodo formativo per la cultura della sicurezza in ambito elettrico. Poster presentato al XVII Congresso Nazionale – Sezione di Psicologia per le Organizzazioni “Il futuro del lavoro, il lavoro del futuro: la psicologia per innovare, trasformare e crescere nelle organizzazioni” Lecce,  26-28 settembre. Handout Poster 

Behavioural and physiological non-technical skills assessment in simulated electricity distribution tasks

Abstract: Simulation has proved to be a useful method to improve learning and increase the safety of work operations in several domains (healthcare, road safety, etc.), both for technical and non technical skills (NTS). However, the observation, assessment and feedback about these skills is particularly complex, because the process needs expert observers and the feedback is often provided in judgmental and ineffective ways during the post-simulation debriefing. In our research, we wanted to apply simulation to the electric domain as a new method to enhance the NTS and foster best practices. We developed and tested a set of observation and rating forms of the NTS behavioural markers of electric workers. In addition, we outlined the framework for observing behaviours based on non-verbal cues, like movement in the operational environment. The analysis of social signals and face-to-face communication patterns (e.g., kinesics, proxemics, interpersonal synchronization), could be combined with performance metrics (e.g., feedback on the NTS, self and peer assessment of performance efficiency, etc.). By automatically quantifying human behaviour using wearable and non-invasive sensors, we can find relationships between sensor data and team performance and thus identify optimal behaviour patterns that would lead to improved and safe performance.

Bracco, F., Masini, M., Glowinski, D. (2017). Behavioural and physiological non-technical skills assessment in simulated electricity distribution tasks. Poster presented at the Human Factors and Ergonomics Society Annual Meeting – Europe Chapter, Rome, 28-30 September 2017. PDF Handout

Self Empowerment, team-work e integrazione dei processi. L’esercizio “La margherita delle possibilità”: un modello esportabile?.

Premessa: Nei contesti di riprogettazione in atto, molti sono gli stressor oggettivi cui sono sottoposti i lavoratori, nello specifico quelli relativi all’ambiente di lavoro e all’organizzazione. I modelli elaborati dai ricercatori circa gestione dello stress e prevenzione del burnout, hanno evidenziato che quest’ultimo si manifesta quando le istanze di lavoro sono elevate e le risorse limitate. Perciò oggi l’interesse si sta orientando verso l’empowerment e la resilienza, intervenendo sul lavoratore per restituirgli un ruolo attivo. Ciò che si intende modificare è la percezione che il singolo ha degli eventi attraverso il rinforzo delle motivazioni e della personalità, il miglioramento delle dinamiche relazionali al fine di ri-appropriarsi delle potenzialità individuali. Assume sempre più importanza la resilienza del singolo, come capacità degli individui di contrastare le avversità, non solo resistendo, ma progettando i propri futuri cambiamenti.
Metodi: La “Margherita delle Possibilità”, Gheno 2010, è un esercizio pratico per aprirsi a nuove possibilità nel lavoro e nella vita e per raggiungere il benessere. Al soggetto è chiesto di disegnare una margherita di almeno 5 petali collocando al suo centro una criticità relativa al proprio lavoro, quindi lo si esorta ad inserire in ogni petalo una possibilità, un’azione da porre in atto per fronteggiare e risolvere il problema. Un petalo è lasciato vuoto a indicare che le possibilità sono virtualmente infinite, non tutte individuabili nel presente. L’esercizio è stato proposto agli operatori della ST: a livello dei singoli, come mezzo per superare il malessere derivato dai cambiamenti per la riprogrammazione delle attività e ritrovare identità e ruoli propri; a livello di gruppo, per risolvere i conflitti e migliorare il clima, ottimizzando il lavoro d’équipe in condizioni di stress e di rotazione sulle due sedi della ST, distanza 30 km. Risultati: Individualmente è emersa la necessità di superare l’isolamento per sentirsi parte del gruppo, accrescere il proprio bagaglio professionale e la disponibilità a rimettersi in gioco in modo partecipativo. Nel team è migliorata l’empatia tra i membri, è aumentata la capacità di ascolto empatico non giudicante, favorendo il reporting spontaneo. Nelle due sedi della ST si è raggiunta un’omogeneità nei metodi di lavoro e nel codice di linguaggio specie per la gestione della validazione a distanza, in un’ottica di fiducia nelle capacità dell’altro e di integrale condivisione delle responsabilità.
Conclusioni: La “Margherita delle Possibilità” è risultato un esercizio utile per definire problemi e possibilità di azione, adatto ad aumentare la consapevolezza del potenziale dell’individuo, restituendogli un ruolo attivo e l’opportunità di sentirsi responsabile delle proprie azioni nella visione di nuove progettualità. In questo senso si è dimostrato uno strumento di sviluppo della resilienza e del benessere individuale nei momenti di crisi. Pur non essendo sempre di facile applicabilità quotidiana, rappresenta un valore aggiunto nell’ambito della gestione del Rischio Trasfusionale.

Naso, S., Cecchini, T., Deferrari, A., Guisa, N., Grignolio, Z., Modafferi, C., Perata, A., Pedrini, D., Pizzi, P., Ricciuto F., Sasso, L., & Tomasini, A. (2015). Self Empowerment, team-work e integrazione dei processi. L’esercizio “La margherita delle possibilità”: un modello esportabile?. Poster presentato alla IV conferenza Nazionale dei Servizi Trasfusionali. Napoli, 28-30 maggio. PDF

La resilienza: una protezione per il burnout?

I cambiamenti odierni in ambito sanitario comportano un maggiore carico e ritmo di lavoro a cui si aggiungono: l’esposizione alla sofferenza e alla morte, i problemi comunicativi, i conflitti interpersonali e la mancanza di supporto che espongono i lavoratori ad un aumento del rischio burnout . La letteratura evidenzia come resilienza e capitale psicologico (PsyCap) possano essere risorse potenziabili per migliorare il benessere dei lavoratori.
Lo scopo del presente lavoro è indagare la relazione tra resilienza, PsyCap e burnout  nel personale di terapia intensiva di 3 diversi ospedali: TI1 (N  = 25, F % = 68), TI2 (N  = 39, F % = 62) e TI3 (N  = 29, F % = 83). Gli operatori hanno compilato una batteria di questionari self-report  indaganti misure di resilienza, burnout, PsyCap, personalità, soddisfazione lavorativa e stress. Per valutare la forza dell’associazione tra i punteggi delle scale, al netto degli effetti sociodemografici (età, qualifica, anni di lavoro, genere e ospedale) e delle variabili di controllo (tratti di personalità), è stato utilizzato il coefficiente di correlazione parziale. Si sono evidenziate molteplici correlazioni significative.
È stata eseguita un’ACP sulle variabili che ha evidenziato una soluzione a 2 fattori (47% della varianza spiegata). Sulla componente Resilienza saturano le scale della RSA ed alcuni tratti di personalità ad essa legati. Sulla componente PsyCap saturano le scale della PCQ, la soddisfazione lavorativa, estroversione, apertura e, in negativo, lo stress mentale e fisico. È stata eseguita un’analisi di regressione per la predizione del burnout  utilizzando come predittori i punteggi nelle componenti. La componente PsyCap è risultata predittiva rispetto all’Esaurimento emotivo e alla Depersonalizzazione, entrambe le componenti sono risultate predittive della Realizzazione personale.
I risultati sembrano suggerire che livelli maggiori di resilienza, di PsyCap, di soddisfazione lavorativa e livelli inferiori di stress, sono associati a livelli inferiori burnout . Ricerche future che utilizzino un disegno di ricerca longitudinale dovranno indagare se, sul piano causale, queste caratteristiche rappresentano effettivamente dei fattori protettivi.

Modafferi, C., Chiorri, C., Bracco, F., & Sonaglio, C. (2015). La resilienza: una protezione per il burnout?. Poster presentato al 19 Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia, SOPSI. Milano, 23-26 febbraio. PDF

Promuovere la sicurezza attraverso le non technical-skills (NTS): percorso formativo degli operatori della struttura trasfusionale asl2 savonese

Premessa: Le ricerche in campo di sicurezza nei sistemi complessi hanno dimostrato che gli operatori necessitano di adeguati livelli di preparazione sia per le competenze tecniche, sia per le cosiddette non-tecniche. Le competenze tecnico professionali sono fondamentali, ma non bastano a garantire la sicurezza del sistema. Si mostrano altresì rilevanti le NTS: capacità trasversali di relazione, comunicazione, decisione, gestione dei carichi di lavoro, dello stress e dei conflitti, team- work, leadership che favoriscono l’applicazione delle competenze professionali in modo integrato fra i vari livelli dell’organizzazione. Possedere buone abilità non-tecniche può ridurre la probabilità di commettere errori, di provocare eventi avversi. In ambito trasfusionale, l’incidenza del danno da errore umano è stimato maggiore rispetto ai rischi di danni per malattie trasmissibili e di natura immunologica. In conformità al D.lgs. 81/2008, che, in occasione di modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, prevede da parte delle amministrazioni la rivalutazione del rischio derivante da stress lavoro-correlato, nonché in risposta a bisogni espressi dal Personale (indagine quantitativa sul benessere organizzativo), la direzione del Dipartimento di Patologia clinica, a seguito del processo di fusione delle due ST aziendali (sedi di Savona e Pietra Ligure), ha avviato un percorso formativo per tutte le figure professionali mirato allo sviluppo di NTS.
Metodi: Con il Dip.to SdF Unige e con il Centro Formazione, si è pianificato l’EFR Strumenti e risorse per migliorare il benessere organizzativo articolato in 4 giornate 5 edizioni. Contenuti principali: principi della comunicazione, comunicazione efficace nel gruppo di lavoro, resilienza, strategie di coping, gestione dei conflitti, benessere, stress e burnout. Motivazioni: protezione del clima interno all’organizzazione per migliorare la qualità del lavoro ed investire su relazioni interne più salde, capaci di produrre significati e valori condivisi.
Obiettivi: fornire ai partecipanti NTS atte a migliorare il benessere all’interno delle strutture; indagare il livello di benessere percepito e di gestione dello stress prima e dopo l’intervento, con distribuzione di questionari.
Risultati: 111 partecipanti, di cui 65 TSLB, 20 Infermieri, 11 Biologi, 14 Medici, 1 Amministrativo. Valutazione EFR: rilevante/molto rilevante per argomenti trattati (95%), di qualità educativa eccellente/buona (96%), ed efficace (93%). Risultati indagine: elevati livelli di rischio burnout per TSLB (44%); modesto, ma significativo miglioramento dopo l’intervento nei 2/3 campione.
Conclusioni: “Il termine ‘promuovere’ la sicurezza fa riferimento al movimento in avanti, pro movere, far progredire. La sicurezza si pro-muove, perché nasce, emerge dal movimento imposto dai comportamenti coordinati di molte persone in interazione con un ambiente tecnologico, normativo, sociale” (Bracco, 2013).

Guisa, N., Aonzo, R., Bruno, G., De Martini, E., Grignolio, Z., Lanza, G., Maida, G., Naso, S., Poggio, R., Ponzo, M., Tassinari, F., Tomagnini, P., Bracco, F., Modafferi, C. Tomasini, A. (2014). Promuovere la sicurezza attraverso le non technical-skills (NTS): percorso formativo degli operatori della struttura trasfusionale asl2 savonese. Poster presentato al 41 convegno di Studi di Medicina Trasfusionale. Rimini, 14-17 maggio. PDF

Uno per tutti e tutti per uno? Indagine pilota sulla validità di costrutto e nomologica delle misure single-item dei Big Five.

La necessità di strumenti di assessment dei Big Five (B5) sempre più brevi ha portato negli ultimi anni allo sviluppo di tre versioni single-item per la loro misura: il Single-Item Measures of Personality (SIMP, Woods & Hampson, 2005), il Your Personality Form (YPF, Bernard et al., 2005) e il Five-Item Measure of the Big Five (FIMBF, Aronson et al. 2006). Lo scopo di questo studio era indagare la convergenza dei ratings ottenuti con questi strumenti e misure multi-item dei B5 e verificare se essi predicono nello stesso modo punteggi in in altri costrutti.
Quarantanove partecipanti (F=66%, età media 28 anni) hanno compilato una batteria di test comprendente i tre strumenti single-item, il Big Five Inventory (BFI), il Ten Item Personality Inventory (TIPI), e misure di problemi interpersonali, autostima, intelligenza emotiva, benessere fisico e soggettivo, autoritarismo e desiderabilità sociale.
I ratings hanno mostrato un’alta convergenza per estroversione (gamma di Spearman’s rho .50-.63), coscienziosità (.45-.73) e apertura all’esperienza (.43-.52), moderata per nevroticismo (.35-.49) e bassa per amicalità (.23-.37). Alcune correlazioni discriminanti sono risultate molto simili a quelle convergenti, in particolare quelle di coscienziosità e nevroticismo. Tutti i ratings hanno mostrato correlazioni convergenti da moderate a forti con BFI e TIPI, con accettabili correlazioni discriminanti per tutti i fattori tranne nevroticismo. A parte rari casi, le correlazioni con le altre misure non sono risultate statisticamente diverse, suggerendo che il potere predittivo dei tre strumenti è simile.
Per quanto i risultati di questo studio siano da considerarsi preliminari, data la relativamente bassa ampiezza campionaria, essi suggeriscono che i ratings dei tre strumenti single-item per la valutazione dei B5 tendono ad avere una buona validità di costrutto convergente ma potrebbero presentare delle limitazioni nella validità discriminante, in particolare il nevroticismo.

Chiorri, C., Modafferi, C., Pirani, M., Pesce, E., & Anfosso, A. (2014). Uno per tutti e tutti per uno? Indagine pilota sulla validità di costrutto e nomologica delle misure single-item dei Big Five. Poster presentato al XX Congresso Nazionale di Psicologia Sperimentale, AIP. Pavia, 15-17 settembre. PDF

Il benessere dei caregivers: profili di cambiamento

Introduzione: La ricerca recente ha evidenziato come resilienza e strategie di coping possano essere considerate risposte adattive allo stress. L’obiettivo del presente studio era di verificare l’efficacia di un intervento di promozione di tali caratteristiche individuali per verificare se possano migliorare il benessere dei lavoratori.
Metodo: Il campione era composto da 67 operatori sanitari della ASL2 savonese afferente all’A.D.I. (F: 94%, età: 47.66±6.24). Gli operatori hanno partecipato ad una formazione e a 6 incontri di follow-up ogni due mesi. Hanno compilato, prima (T0), dopo 6 (T1) e dopo 12 mesi (T2), una batteria di strumenti indaganti misure di coping, resilienza, intelligenza emotiva (IE), burnout, personalità, benessere e stress. È stato calcolato il Reliability Change Index (RCI) in ogni partecipante per ogni variabile, a T1 e a T2, mediante un’analisi dei cluster sono stati individuati due profili prototipici di cambiamento: cluster1 (58%), che indica gli individui stressati e cluster 2 (42%), che indica gli individui resilienti.
Risultati: Il cluster Resilienza che in T0 aveva punteggi significativamente inferiori di stress mentale e superiori nella ricerca di sostegno sociale, ha mostrato RCI significativamente maggiori in T1 per la resilienza come percezione del futuro, competenze sociali, stile strutturato e risorse sociali e per la scala dell’IE della gestione personale. In T2 mostra RCI significativamente maggiori anche per le scale della resilienza come percezione di sé e coesione familiare, e dell’IE come percezione, comprensione e gestione sociale e nella scala realizzazione personale del MBI mentre si evidenziano punteggi significativamente minori rispetto alle strategie di evitamento.
Conclusioni: I risultati suggeriscono che gli operatori sanitari abituati a chiedere supporto nelle situazioni stressanti sembrano riuscire a trarre un maggior beneficio dall’intervento, ma rimane da chiarire quale sia la strategia di intervento ottimale per coloro che non possiedono questa caratteristica.

Modafferi, C., Chiorri, C., & Bracco, F. (2014). Il benessere dei caregivers: profili di cambiamento. Poster presentato al XVI Congresso Nazionale di Psicologia Clinica e Dinamica, AIP. Pisa, 19-21 settembre. PDF

Aver cura di chi cura: efficacia di un intervento di formazione esperienziale per gli operatori sanitari

Introduzione: La ricerca recente ha evidenziato come resilienza e strategie attive di coping possano essere considerate risposte adattive allo stress e possano essere promosse negli operatori sanitari attraverso interventi tecnici, teorici o mediante tecniche di narrazione emozionale. L’obiettivo di questo studio, che riporta i dati del primo follow-up di uno studio longitudinale, era verificare l’efficacia di un intervento di formazione esperienziale che si discosta dai modelli abituali e promuove tali caratteristiche individuali al fine di migliorare la gestione dello stress lavorativo.
Metodo: 68 operatori sanitari della ASL2 savonese (tre gruppi: 57% infermieri, 22% educatori, 21% fisioterapisti) hanno partecipato ad una formazione di sei mesi ed hanno compilato, prima e dopo l’intervento, una batteria di misure di coping, resilienza, intelligenza emotiva, burnout, personalità, benessere e stress individuale e lavorativo. Mediante un modello lineare generale è stato indagato l’effetto della formazione e la sua interazione col gruppo controllando per le variabili socio-demografiche.
Risultati: L’effetto di interazione intervento per gruppo è risultato significativo e i test post-hoc hanno mostrato che l’intervento ha prodotto miglioramenti sostanziali nei soli fisioterapisti in termini di soddisfazione di vita (r = .36), tolleranza alla frustrazione (r =.31) e stabilità emotiva (r = .13).
Conclusioni: Le attività lavorative dei tre gruppi di operatori sono molto diversificate: fisioterapisti e infermieri svolgono attività più individuali con minore supporto dell’organizzazione e del gruppo di lavoro mentre gli educatori svolgono attività di équipe in struttura. Il maggiore beneficio tratto dall’intervento ricevuto dai fisioterapisti potrebbe essere dovuto al maggiore bisogno di supporto sociale. I risultati di questo studio suggeriscono che la formazione esperienziale è in grado di promuovere il benessere degli operatori sanitari, anche se qualifiche diverse possono richiedere interventi differenziati.

Modafferi C., Chiorri C., Bracco F., Piccinno T., & Masini M. (2013). Aver cura di chi cura: efficacia di un intervento di formazione esperienziale per gli operatori sanitari. Abstract del XIX Congresso di Psicologia Sperimentale. Roma, 16-18 Settembre.  PDF

Adattamento italiano di una misura multidimensionale per l’autovalutazione dell’intelligenza emotiva.

Introduzione: La Self-Report Emotional Intelligence Scale (SREIS) di Brackett et al. (2006) consente di ottenere una rapida (19 item) auto-valutazione delle dimensioni di intelligenza emotiva misurate dal Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT, Mayer et al., 2003), con adeguate proprietà psicometriche.
Stabilità temporale: Nello Studio 2 SREIS è stato somministrato due volte a distanza di 3 settimane a 53 studenti universitari (F=87%, età media 23±6 anni) I risultati suggeriscono un’adeguata replicabilità e stabilità dei punteggi nel tempo.
Validità di costrutto: Nello Studio 3 68 studenti (F=81%, età media 25±8 anni) hanno compilato SREIS insieme ad altre misure di intelligenza emotiva, empatia, alessitimia e personalità. I risultati suggeriscono un’adeguata validità di costrutto convergente e divergente dello strumento.
Struttura fattoriale: La struttura fattoriale è stata indagata su due campioni indipendenti di partecipanti Studenti universitari (n=144, F=79%, età media 24±7 anni) (Studio 1). Popolazione generale (n=396, F=53%, età media 38±12 anni) (Studio 4). In entrambi i casi la soluzione di analisi fattoriale esplorativa a 5 fattori si è rivelata quella migliore con proporzione di varianza spiegata 63.4% e 62.8%, rispettivamente, e valori di coerenza interna delle scale superiori a .70. Questi risultati suggeriscono un’adeguata replicabilità della struttura fattoriale di SREIS.

Modafferi, C., Chiorri, C., & Rosso, A. (2012). Adattamento italiano di una misura multidimensionale per l’autovalutazione dell’intelligenza emotiva. Poster presentato al congresso nazionale delle sezioni dell’Associazione Italiana di Psicologia, AIP, Chieti, 20-23 settembre. PDF

Misurare i Big Five in meno di un minuto si può! Adattamento italiano del Ten Item Personality Inventory (TIPI)

In alcuni contesti il tempo a disposizione per la valutazione psicologica è limitato e/o non consente un’indagine approfondita di tutti i costrutti di interesse. Il TIPI è una lista di 10 coppie di aggettivi che permette una rapida e accettabilmente valida e attendibile valutazione dei Big Five. In questo lavoro viene presentata una serie di studi che hanno verificato le proprietà psicometriche della sua versione italiana. Nello Studio 1 è stata realizzata la traduzione degli item con un metodo misto forward- and back-translation, è stata eseguita una somministrazione a 157 studenti universitari (%F = 78%, età media 21+6 anni) e un’analisi fattoriale esplorativa ha supportato la struttura a 5 fattori attesa. Poiché l’attendibilità di scale con soli due item non può essere valutata mediante la coerenza interna, ma solo attraverso la stabilità temporale dei punteggi, nello Studio 2 il TIPI è stato somministrato due volte a distanza di 3 settimane a 71 studenti universitari (%F = 82%, età media 24+8 anni), ottenendo correlazioni test-retest nel range .77-.87 e differenze non significative nei punteggi medi delle due somministrazioni. Nel corso della prima somministrazione gli stessi studenti hanno compilato anche il BFI, il PANAS, la scala di autostima di Rosenberg, il LOT-R, l’ERQ e una scala di desiderabilità sociale. Le correlazioni convergenti hanno mostrato un’adeguata corrispondenza fra le misure delle stesse dimensioni di TIPI e BFI e l’equivalenza delle correlazioni discriminanti dei punteggi dei due strumenti. Nello Studio 3 il TIPI è stato somministrato a 472 individui della popolazione generale (%F = 52%, età media 35+12 anni) e i risultati hanno mostrato la generalizzabilità e replicabilità delle caratteristiche psicometriche rilevate nello Studio 1. Se il tempo di somministrazione è limitato e la personalità non è il principale oggetto di studio, la versione italiana del TIPI si propone come un utile strumento per la misura delle dimensioni di personalità.

Chiorri, C., Bracco, F., Piccinno, T., Fogli, B. (2012). Misurare i big five in meno di un minuto si può! Adattamento italiano del Ten Item Personality Inventory (TIPI) di Gosling et al. (2003). Poster presentato alla Sezione di Psicologia Sperimentale, AIP 2012, Chieti, 20-23 settembre 2012. PDF