Self Empowerment, team-work e integrazione dei processi. L’esercizio “La margherita delle possibilità”: un modello esportabile?.

Premessa: Nei contesti di riprogettazione in atto, molti sono gli stressor oggettivi cui sono sottoposti i lavoratori, nello specifico quelli relativi all’ambiente di lavoro e all’organizzazione. I modelli elaborati dai ricercatori circa gestione dello stress e prevenzione del burnout, hanno evidenziato che quest’ultimo si manifesta quando le istanze di lavoro sono elevate e le risorse limitate. Perciò oggi l’interesse si sta orientando verso l’empowerment e la resilienza, intervenendo sul lavoratore per restituirgli un ruolo attivo. Ciò che si intende modificare è la percezione che il singolo ha degli eventi attraverso il rinforzo delle motivazioni e della personalità, il miglioramento delle dinamiche relazionali al fine di ri-appropriarsi delle potenzialità individuali. Assume sempre più importanza la resilienza del singolo, come capacità degli individui di contrastare le avversità, non solo resistendo, ma progettando i propri futuri cambiamenti.
Metodi: La “Margherita delle Possibilità”, Gheno 2010, è un esercizio pratico per aprirsi a nuove possibilità nel lavoro e nella vita e per raggiungere il benessere. Al soggetto è chiesto di disegnare una margherita di almeno 5 petali collocando al suo centro una criticità relativa al proprio lavoro, quindi lo si esorta ad inserire in ogni petalo una possibilità, un’azione da porre in atto per fronteggiare e risolvere il problema. Un petalo è lasciato vuoto a indicare che le possibilità sono virtualmente infinite, non tutte individuabili nel presente. L’esercizio è stato proposto agli operatori della ST: a livello dei singoli, come mezzo per superare il malessere derivato dai cambiamenti per la riprogrammazione delle attività e ritrovare identità e ruoli propri; a livello di gruppo, per risolvere i conflitti e migliorare il clima, ottimizzando il lavoro d’équipe in condizioni di stress e di rotazione sulle due sedi della ST, distanza 30 km. Risultati: Individualmente è emersa la necessità di superare l’isolamento per sentirsi parte del gruppo, accrescere il proprio bagaglio professionale e la disponibilità a rimettersi in gioco in modo partecipativo. Nel team è migliorata l’empatia tra i membri, è aumentata la capacità di ascolto empatico non giudicante, favorendo il reporting spontaneo. Nelle due sedi della ST si è raggiunta un’omogeneità nei metodi di lavoro e nel codice di linguaggio specie per la gestione della validazione a distanza, in un’ottica di fiducia nelle capacità dell’altro e di integrale condivisione delle responsabilità.
Conclusioni: La “Margherita delle Possibilità” è risultato un esercizio utile per definire problemi e possibilità di azione, adatto ad aumentare la consapevolezza del potenziale dell’individuo, restituendogli un ruolo attivo e l’opportunità di sentirsi responsabile delle proprie azioni nella visione di nuove progettualità. In questo senso si è dimostrato uno strumento di sviluppo della resilienza e del benessere individuale nei momenti di crisi. Pur non essendo sempre di facile applicabilità quotidiana, rappresenta un valore aggiunto nell’ambito della gestione del Rischio Trasfusionale.

Naso, S., Cecchini, T., Deferrari, A., Guisa, N., Grignolio, Z., Modafferi, C., Perata, A., Pedrini, D., Pizzi, P., Ricciuto F., Sasso, L., & Tomasini, A. (2015). Self Empowerment, team-work e integrazione dei processi. L’esercizio “La margherita delle possibilità”: un modello esportabile?. Poster presentato alla IV conferenza Nazionale dei Servizi Trasfusionali. Napoli, 28-30 maggio. PDF

La resilienza: una protezione per il burnout?

I cambiamenti odierni in ambito sanitario comportano un maggiore carico e ritmo di lavoro a cui si aggiungono: l’esposizione alla sofferenza e alla morte, i problemi comunicativi, i conflitti interpersonali e la mancanza di supporto che espongono i lavoratori ad un aumento del rischio burnout . La letteratura evidenzia come resilienza e capitale psicologico (PsyCap) possano essere risorse potenziabili per migliorare il benessere dei lavoratori.
Lo scopo del presente lavoro è indagare la relazione tra resilienza, PsyCap e burnout  nel personale di terapia intensiva di 3 diversi ospedali: TI1 (N  = 25, F % = 68), TI2 (N  = 39, F % = 62) e TI3 (N  = 29, F % = 83). Gli operatori hanno compilato una batteria di questionari self-report  indaganti misure di resilienza, burnout, PsyCap, personalità, soddisfazione lavorativa e stress. Per valutare la forza dell’associazione tra i punteggi delle scale, al netto degli effetti sociodemografici (età, qualifica, anni di lavoro, genere e ospedale) e delle variabili di controllo (tratti di personalità), è stato utilizzato il coefficiente di correlazione parziale. Si sono evidenziate molteplici correlazioni significative.
È stata eseguita un’ACP sulle variabili che ha evidenziato una soluzione a 2 fattori (47% della varianza spiegata). Sulla componente Resilienza saturano le scale della RSA ed alcuni tratti di personalità ad essa legati. Sulla componente PsyCap saturano le scale della PCQ, la soddisfazione lavorativa, estroversione, apertura e, in negativo, lo stress mentale e fisico. È stata eseguita un’analisi di regressione per la predizione del burnout  utilizzando come predittori i punteggi nelle componenti. La componente PsyCap è risultata predittiva rispetto all’Esaurimento emotivo e alla Depersonalizzazione, entrambe le componenti sono risultate predittive della Realizzazione personale.
I risultati sembrano suggerire che livelli maggiori di resilienza, di PsyCap, di soddisfazione lavorativa e livelli inferiori di stress, sono associati a livelli inferiori burnout . Ricerche future che utilizzino un disegno di ricerca longitudinale dovranno indagare se, sul piano causale, queste caratteristiche rappresentano effettivamente dei fattori protettivi.

Modafferi, C., Chiorri, C., Bracco, F., & Sonaglio, C. (2015). La resilienza: una protezione per il burnout?. Poster presentato al 19 Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia, SOPSI. Milano, 23-26 febbraio. PDF

Improving physicians’ communication skills and reducing cancer patients’ anxiety: a quasi-experimental study

Aims and Background: This study is aimed at evaluating the effectiveness of a physician-centered communication skills training program on cancer patient anxiety levels.
Methods and Study design: In this quasi-experimental study, physicians from 9 units of 5 general hospitals and 1 cancer research institute were recruited. The unit heads chose which physicians would attend the training program (treatment group) and which would not (control group). The effectiveness of the course was evaluated by assessing the evolution of state anxiety in a sample of cancer patients before and after clinical consultations.
Results: Thirty-eight physicians and 339 outpatients were assessed. Patients from the treatment and control groups did not differ in pre-examination anxiety or psychological distress levels. Patients examined by physicians from the treatment group displayed a higher decrease in state-anxiety levels compared with those examined by physicians from the control group. A higher proportion of high anxiety levels was found in women, in less educated patients, and in those with a high distress level.
Conclusions: Our findings suggest the effectiveness of the communication skills training program with reference to patient anxiety levels. Given the potential gap between training and clinical impact, further studies investigating the effect of communication training on patient outcomes are needed.

Morasso, G., Caruso, A., Belbusti, V., Carucci, T., Chiorri, C., Clavarezza, V., De Benedetta, G., D’Ovidio, S., Iuvaro, M. D., Piattelli, A., Romeo, M., Santoni, W., & Di Leo, S. (2015). Improving physicians’ communication skills and reducing cancer patients’ anxiety: a quasi-experimental study. Tumori Journal, doi: 10.5301/tj.5000230.

La simulazione ad alta fedeltà nelle emergenze ostetriche: prime analisi sull’efficacia di un progetto formativo sulla stimolazione delle competenze tecniche e non tecniche.


Background: 
In anni recenti, la formazione per la gestione dell’emergenza in ambito sanitario ha sempre più fatto ricorso alla simulazione ad alta fedeltà. 
Lo sviluppo delle tecnologie di simulazione ha permesso di raggiungere elevati livelli di realismo, affidabilità, flessibilità e versatilità degli strumenti impiegati negli scenari. 
Di particolare interesse, oltre al realismo della situazione da gestire, è la fase del debriefing post-scenario in cui i partecipanti hanno modo di riflettere sulle proprie competenze tecniche e non tecniche e su come il team ha affrontato la criticità.
Obiettivi
: Valutare l’integrazione tra esperienza operativa di gestione di situazioni critiche e riflessione sulle azioni messe in atto al fine di sviluppare tecniche e protocolli di intervento e rendere più efficace il coordinamento del team in situazioni di emergenza.
Metodi
: Realizzazione di un corso di formazione centrato sulla simulazione in emergenza materno-fetale, rivolto a 288 operatori di varie categorie professionali operanti in area materno-infantile (anestesisti, neonatologi, pediatri, ginecologi, ostetriche, infermieri e tirocinanti).
A ciascun partecipante è stato somministrato un questionario volto ad indagare l’efficacia e l’innovatività del metodo formativo, l’esigenza di confronto tra i partecipanti e la soddisfazione rispetto al corso.
Risultati
: Dal questionario è emerso che gli aspetti più interessanti del progetto sono stati la possibilità di partecipare alla simulazione e la possibilità di riflettere sulle dinamiche di gruppo, potendosi confrontare sugli aspetti operativi e sui vissuti psicologici collegati. 
La simulazione è stata apprezzata poiché ha permesso di ricreare le dinamiche presenti nell’operatività quotidiana, verificando la conoscenza degli aspetti tecnici, e di riflettere sul proprio ruolo nell’equipe, sulla sperimentazione di modalità alternative di lavoro di gruppo e sull’adozione di stili di comunicazione più efficaci. 
La fase di debriefing è stata particolarmente apprezzata, perché ha consentito una riflessione ordinata e coerente sulle dinamiche operative e gruppali, permettendo di condividere priorità, linee di coordinamento e scelte contestuali. Per i partecipanti il debriefing dovrebbe essere uno strumento da usare quotidianamente nelle proprie sedi operative, perché valorizza le reciproche risorse, favorisce la meta-riflessione, consente di parlare degli errori in modo nuovo e non giudicante, oltre che permettere di soffermarsi su aspetti del lavoro generalmente trascurati. 
La soddisfazione dei partecipanti è stata molto elevata. 
Il corso è stato apprezzato soprattutto per l’innovatività dei metodi formativi e la competenza dei conduttori.
Conclusioni
: I risultati sono incoraggianti e confermano il valore di questa nuova metodologia formativa, che permette un approccio complesso a problemi complessi, come la gestione di situazioni critiche. 
In particolare, l’esperienza diretta e la riflessione non giudicante sulle pratiche consentono di valorizzare i contenuti teorici e portano a un più solido apprendimento, non solo delle prassi operative, ma anche e soprattutto degli aspetti comunicativi e relazionali. Questi aspetti permettono di trasformare il gruppo in una squadra, con ruoli chiari e condivisi e dinamiche fluide ed efficaci, veri ingredienti per la gestione delle criticità in ambiente ostetrico.

Frigo, M.G., Dato A., Grattarola, C., Cordone, M., Maltoni A., Monichino, S., Amidani, A., Brogioni, F., Masini, M., Bracco, F., De Tonetti, G., & Celleno, D. (2015). La simulazione ad alta fedeltà nelle emergenze ostetriche: prime analisi sull’efficacia di un progetto formativo sulla stimolazione delle competenze tecniche e non tecniche. Congresso SIAARTI 2015. PDF

Promuovere la sicurezza attraverso le non technical-skills (NTS): percorso formativo degli operatori della struttura trasfusionale asl2 savonese

Premessa: Le ricerche in campo di sicurezza nei sistemi complessi hanno dimostrato che gli operatori necessitano di adeguati livelli di preparazione sia per le competenze tecniche, sia per le cosiddette non-tecniche. Le competenze tecnico professionali sono fondamentali, ma non bastano a garantire la sicurezza del sistema. Si mostrano altresì rilevanti le NTS: capacità trasversali di relazione, comunicazione, decisione, gestione dei carichi di lavoro, dello stress e dei conflitti, team- work, leadership che favoriscono l’applicazione delle competenze professionali in modo integrato fra i vari livelli dell’organizzazione. Possedere buone abilità non-tecniche può ridurre la probabilità di commettere errori, di provocare eventi avversi. In ambito trasfusionale, l’incidenza del danno da errore umano è stimato maggiore rispetto ai rischi di danni per malattie trasmissibili e di natura immunologica. In conformità al D.lgs. 81/2008, che, in occasione di modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, prevede da parte delle amministrazioni la rivalutazione del rischio derivante da stress lavoro-correlato, nonché in risposta a bisogni espressi dal Personale (indagine quantitativa sul benessere organizzativo), la direzione del Dipartimento di Patologia clinica, a seguito del processo di fusione delle due ST aziendali (sedi di Savona e Pietra Ligure), ha avviato un percorso formativo per tutte le figure professionali mirato allo sviluppo di NTS.
Metodi: Con il Dip.to SdF Unige e con il Centro Formazione, si è pianificato l’EFR Strumenti e risorse per migliorare il benessere organizzativo articolato in 4 giornate 5 edizioni. Contenuti principali: principi della comunicazione, comunicazione efficace nel gruppo di lavoro, resilienza, strategie di coping, gestione dei conflitti, benessere, stress e burnout. Motivazioni: protezione del clima interno all’organizzazione per migliorare la qualità del lavoro ed investire su relazioni interne più salde, capaci di produrre significati e valori condivisi.
Obiettivi: fornire ai partecipanti NTS atte a migliorare il benessere all’interno delle strutture; indagare il livello di benessere percepito e di gestione dello stress prima e dopo l’intervento, con distribuzione di questionari.
Risultati: 111 partecipanti, di cui 65 TSLB, 20 Infermieri, 11 Biologi, 14 Medici, 1 Amministrativo. Valutazione EFR: rilevante/molto rilevante per argomenti trattati (95%), di qualità educativa eccellente/buona (96%), ed efficace (93%). Risultati indagine: elevati livelli di rischio burnout per TSLB (44%); modesto, ma significativo miglioramento dopo l’intervento nei 2/3 campione.
Conclusioni: “Il termine ‘promuovere’ la sicurezza fa riferimento al movimento in avanti, pro movere, far progredire. La sicurezza si pro-muove, perché nasce, emerge dal movimento imposto dai comportamenti coordinati di molte persone in interazione con un ambiente tecnologico, normativo, sociale” (Bracco, 2013).

Guisa, N., Aonzo, R., Bruno, G., De Martini, E., Grignolio, Z., Lanza, G., Maida, G., Naso, S., Poggio, R., Ponzo, M., Tassinari, F., Tomagnini, P., Bracco, F., Modafferi, C. Tomasini, A. (2014). Promuovere la sicurezza attraverso le non technical-skills (NTS): percorso formativo degli operatori della struttura trasfusionale asl2 savonese. Poster presentato al 41 convegno di Studi di Medicina Trasfusionale. Rimini, 14-17 maggio. PDF

Il benessere dei caregivers: profili di cambiamento

Introduzione: La ricerca recente ha evidenziato come resilienza e strategie di coping possano essere considerate risposte adattive allo stress. L’obiettivo del presente studio era di verificare l’efficacia di un intervento di promozione di tali caratteristiche individuali per verificare se possano migliorare il benessere dei lavoratori.
Metodo: Il campione era composto da 67 operatori sanitari della ASL2 savonese afferente all’A.D.I. (F: 94%, età: 47.66±6.24). Gli operatori hanno partecipato ad una formazione e a 6 incontri di follow-up ogni due mesi. Hanno compilato, prima (T0), dopo 6 (T1) e dopo 12 mesi (T2), una batteria di strumenti indaganti misure di coping, resilienza, intelligenza emotiva (IE), burnout, personalità, benessere e stress. È stato calcolato il Reliability Change Index (RCI) in ogni partecipante per ogni variabile, a T1 e a T2, mediante un’analisi dei cluster sono stati individuati due profili prototipici di cambiamento: cluster1 (58%), che indica gli individui stressati e cluster 2 (42%), che indica gli individui resilienti.
Risultati: Il cluster Resilienza che in T0 aveva punteggi significativamente inferiori di stress mentale e superiori nella ricerca di sostegno sociale, ha mostrato RCI significativamente maggiori in T1 per la resilienza come percezione del futuro, competenze sociali, stile strutturato e risorse sociali e per la scala dell’IE della gestione personale. In T2 mostra RCI significativamente maggiori anche per le scale della resilienza come percezione di sé e coesione familiare, e dell’IE come percezione, comprensione e gestione sociale e nella scala realizzazione personale del MBI mentre si evidenziano punteggi significativamente minori rispetto alle strategie di evitamento.
Conclusioni: I risultati suggeriscono che gli operatori sanitari abituati a chiedere supporto nelle situazioni stressanti sembrano riuscire a trarre un maggior beneficio dall’intervento, ma rimane da chiarire quale sia la strategia di intervento ottimale per coloro che non possiedono questa caratteristica.

Modafferi, C., Chiorri, C., & Bracco, F. (2014). Il benessere dei caregivers: profili di cambiamento. Poster presentato al XVI Congresso Nazionale di Psicologia Clinica e Dinamica, AIP. Pisa, 19-21 settembre. PDF

Fostering personal resilience in healthcare workers: efficacy and profiles of change

Abstract: Non-technical skills (NTS) are promoted in healthcare workers’ training to improve individual resilience and coping strategies. The aim of this study was to investigate the efficacy of a research-intervention concerning the development of NTS. A battery of self-report measures of resilience, coping, emotional intelligence, burnout and, as control variables, personality traits associated with adaptive and maladaptive psychological functioning was administered to a sample of 76 workers of the Department of Clinical Pathology of an Italian Hospital (F = 80%, mean age 50±7 years), before and 6 months after the training. The Reliability Change Index (RCI) was computed to evaluate the participants’ change in the target constructs. Cluster analysis performed on RCI scores yielded a 2-cluster solution: participants in Cluster1 (34%) showed substantial worsening on most of the evaluated constructs, whereas participants in Cluster2 (66%) showed an improvement. A logistic regression revealed that neither socio-demographic characteristics nor personality traits were predictive of cluster membership. The results suggest that a training focused on NTS seems to foster a pattern of positive change in two thirds of the workers under investigation, and that this change is not predictable from personality characteristics. Implications for developing future interventions are discussed.

Modafferi, C., Piccinno, T., Bracco, F., & Chiorri, C. (2014). Fostering personal resilience in healthcare workers: efficacy and profiles of change. Talk at Cognitive Arena for beginners, Brixen, Febraury 28th – March 1st.  PDF

Gestire la crisi con lo sviluppo delle competenze non tecniche sul lavoro: una proposta programmatica e un caso di studio

La crisi economica in corso ha interessato la maggior parte dei settori produttivi in Italia, sia nel pubblico, sia nel privato. Gli effetti più evidenti, per i lavoratori, sono stati la contrazione delle risorse disponibili, da un lato, e la richiesta di aumentare qualità e produttività, dall’altro. Tali richieste sono state vissute come contraddittorie e hanno spesso generato senso di impotenza, frustrazione, cinismo e disfattismo (Seligman, e Maier, 1967). Di fronte a questo diffuso malessere psicologico nei luoghi di lavoro, la dirigenza ha spesso adottato un’impostazione ancora più autoritaria e rigida, sollecitando i lavoratori all’ottimizzazione delle competenze tecniche. I risultati sono spesso deludenti e si assiste a un crescente ritiro motivazionale, un impoverimento emotivo e relazionale, compromettendo ulteriormente la qualità del lavoro e la produttività, in un circolo vizioso senza uscita. Questo intervento vuole mostrare come lo sviluppo delle cosiddette “competenze non tecniche” (Flinn et al. 2008) sia la strategia più efficace per avviare un’inversione di tendenza. Tali competenze (non specifiche dell’attività professionale) fanno appello a variabili di tipo piscologico quali: capacità di gestione dello stress, comunicazione, lavoro di gruppo, leadership, decisione e soluzione di problemi condivisa, visione prospettica sulla situazione. Si presenterà un caso di studio, un progetto di ricerca/azione presso un dipartimento ospedaliero, dove la crisi economica ha provocato accorpamenti di strutture, fusione di gruppi di lavoro, metodi, culture (Modafferi et al., 2014). Per la gestione di sintomi come burnout, stress, cinismo, è stata realizzata una formazione ispirata allo sviluppo delle tre condizioni rogersiane (Gordon, 2005). I partecipanti hanno compilato prima della formazione e dopo 6 mesi una batteria di questionari indaganti coping, resilienza, intelligenza emotiva, burnout, personalità, benessere e stress. È stato calcolato il Reliability Change Index (RCI) in ogni partecipante per ogni variabile ed è stata condotta un’analisi dei cluster per individuare dei profili prototipici di cambiamento, al netto della mancanza di differenze iniziali sulle variabili nei partecipanti. I risultati documentano un generale effetto positivo di tale intervento su due terzi del campione, dove si evidenzia un cambiamento positivo nelle misure di resilienza individuale, di strategie attive di soluzione dei problemi e nelle misure di burnout, in particolare un aumento del senso di realizzazione personale nel proprio lavoro. I risultati evidenziano come la resilienza del sistema richieda la tutela della resilienza di gruppi e lavoratori, favorita dallo sviluppo di competenze non tecniche che aiutino le persone a dare un senso al loro lavoro, a sentirsi membri di un gruppo, a stimolare una motivazione intrinseca per superare ostacoli e gestire fatiche (Magrin, 2008).

Bracco, F., Modafferi, C., & Belgrano, G.A. (2014). Gestire la crisi con lo sviluppo delle competenze non tecniche sul lavoro: una proposta programmatica e un caso di studio. Comunicazione presentata al Convegno Nazionale Associazione Europea della Psicoterapia Centrata sul Cliente e dell’Approccio Centrato sulla Persona, Firenze, 24-25 maggio. PDF

Promuovere la sicurezza. La gestione dei rischi nelle organizzazioni complesse.

Abstract: Gli odierni sistemi sociotecnici sono caratterizzati da profonde e talvolta ignote connessioni tra elemento umano, tecnologia e organizzazione. Si tratta di organismi complessi, e complessi sono anche gli incidenti che possono riguardarli. Siamo stati molto abili nel progettare sistemi che però non riusciamo a comprendere e gestire in modo sicuro. Rischiamo di adottare modelli e strumenti di gestione dei rischi ormai antiquati, non più adatti alla realtà attuale. Servono quindi nuovi occhiali per guardare alla sicurezza. Occorre un linguaggio innovativo, centrato sul lavoratore e sul lavoro per come viene vissuto ed effettivamente svolto, condotto da persone che cercano di dare un senso a ciò che fanno, raccogliendo informazioni sparse in un ambiente dinamico, fatto di vincoli e incertezze. Il libro vuole fornire una proposta operativa per favorire questo cambiamento, interpretando la sicurezza come un processo e non come uno stato. La sicurezza di un sistema non si ottiene come risultato di una procedura, ma si promuove conoscendo le persone che vi lavorano, comprendendo come interagiscono e come ragionano quando sono immerse nella complessità dei loro contesti operativi.

Bracco, F. (2013). Promuovere la sicurezza. La gestione dei rischi nelle organizzazioni complesse. Roma: Carocci.

Aver cura di chi cura: efficacia di un intervento di formazione esperienziale per gli operatori sanitari

Introduzione: La ricerca recente ha evidenziato come resilienza e strategie attive di coping possano essere considerate risposte adattive allo stress e possano essere promosse negli operatori sanitari attraverso interventi tecnici, teorici o mediante tecniche di narrazione emozionale. L’obiettivo di questo studio, che riporta i dati del primo follow-up di uno studio longitudinale, era verificare l’efficacia di un intervento di formazione esperienziale che si discosta dai modelli abituali e promuove tali caratteristiche individuali al fine di migliorare la gestione dello stress lavorativo.
Metodo: 68 operatori sanitari della ASL2 savonese (tre gruppi: 57% infermieri, 22% educatori, 21% fisioterapisti) hanno partecipato ad una formazione di sei mesi ed hanno compilato, prima e dopo l’intervento, una batteria di misure di coping, resilienza, intelligenza emotiva, burnout, personalità, benessere e stress individuale e lavorativo. Mediante un modello lineare generale è stato indagato l’effetto della formazione e la sua interazione col gruppo controllando per le variabili socio-demografiche.
Risultati: L’effetto di interazione intervento per gruppo è risultato significativo e i test post-hoc hanno mostrato che l’intervento ha prodotto miglioramenti sostanziali nei soli fisioterapisti in termini di soddisfazione di vita (r = .36), tolleranza alla frustrazione (r =.31) e stabilità emotiva (r = .13).
Conclusioni: Le attività lavorative dei tre gruppi di operatori sono molto diversificate: fisioterapisti e infermieri svolgono attività più individuali con minore supporto dell’organizzazione e del gruppo di lavoro mentre gli educatori svolgono attività di équipe in struttura. Il maggiore beneficio tratto dall’intervento ricevuto dai fisioterapisti potrebbe essere dovuto al maggiore bisogno di supporto sociale. I risultati di questo studio suggeriscono che la formazione esperienziale è in grado di promuovere il benessere degli operatori sanitari, anche se qualifiche diverse possono richiedere interventi differenziati.

Modafferi C., Chiorri C., Bracco F., Piccinno T., & Masini M. (2013). Aver cura di chi cura: efficacia di un intervento di formazione esperienziale per gli operatori sanitari. Abstract del XIX Congresso di Psicologia Sperimentale. Roma, 16-18 Settembre.  PDF