Gestures Saliency: a Context-based Analysis

AbstractGestures’ expressivity, as perceived by humans, may be related to the amount of attention they attract. In this paper, we present two experiments that quantify behavior saliency by the rarity of selected motion and gestural features in a given context. The first one deals with the current quantity of motion of a person’s silhouette compared to a brief history of his quantity of motion values. The second one focuses on the motion speed of a person compared to the motion speed of other persons around him. Considering both features (speed and quantity of motion) and contexts (space and time), we compute a rarity index providing cues on the behavior novelty. This can be considered as a preliminary step to an expressive gesture analysis based on behavioral changes.

Mancas, M., Glowinski, D., Bretéché, P., Demeyer, J., Ravet, T., Volpe, G., & Camurri, A. (2009). Gestures Saliency: a Context-based Analysis. In Proceedings of the Gesture Workshop. PDF

Promoting safety through resilient organization managers: Different ways of being resilient

Abstract: Recent views about safety and human factors suggest the major challenge for current theories, models and frameworks is to handle what Weick and Sutcliffe (2007) correctly defined as “dynamic non-events”. This led researchers to develop a new way to think about system safety: resilience. According to Hollnagel et al. (2011), “A system is resilient if it can adjust its functioning prior to, during, or following events (changes, disturbances, and opportunities), and thereby sustain required operations under both expected and unexpected conditions.”
The main ingredient for resilience is, in our view, the capacity to notice, communicate and manage weak signals, before they transform themselves into strong and negative outcomes.
This ability requires the capacity of front-line operators to notice anomalous situations, to foresee possible outcomes of behaviors that are “normally deviant”, to understand the coupling between procedures, technology and organization, and how they could bias operators behavior. In addition, it requires the operators to be able to communicate these weak signals, which can only be enabled within a just and fair culture (Dekker, 2012) and the adequate organizational background capable of managing these reported issues and of learning from them.

Bracco, F., Brunel, C., Piccinno, T. F., Sedaoui, A., & Tazi, D. (2015). Promoting safety through resilient organization managers: Different ways of being resilient. Presentation at the 3rd SAF€RA Symposium, Paris, France, 9th-10th February. PDF

 

Turning Variability into Emergent Safety: the Resilience Matrix for Providing Strong Responses to Weak Signals

Abstract: Resilience is the ability to provide strong responses to weak signals. Weak signals are uncertain information that could be read as a warning of future changes, both mishaps and opportunities. They could be the first symptoms of a big change, but they are embedded in a variability that is hidden in normal operations and difficult to distinguish from random occurrences. We propose a model, the Resilience Matrix, which could help systems cope with these weak and potentially resonant signals by means of a cyclic information transfer along the system. Frontline operators should be able to notice weak signals, understanding how the current variability is a threat that is not mitigated by available procedures and barriers. This information should be shared and managed at the group level and then, if necessary, it should be transferred at the organizational level, where procedures and barriers should be formally redesigned according to the new information. These procedures should then be tested for their effectiveness at the group level and transferred as new skills for operators by means of training. This cycle is aimed at empowering people, groups and organizations, helping them to turn variability into a source for resilience.

Bracco, F., Piccinno, T., & Dorigatti, G. (2013). Turning Variability into Emergent Safety: the Resilience Matrix for Providing Strong Responses to Weak Signals.  In proceedings of the 5th Resilience Engineering Symposium, Soesterberg (The Netherlands),  25th-27th July.  PDF

From Language to Safety. Hindsight bias in media narratives after the 2014 Genoa floods

La sera del 9 ottobre 2014 Genova è stata colpita da un evento alluvionale di enorme portata. Malgrado i modelli previsionali avessero prospettato un miglioramento delle condizioni meteorologiche a partire dal pomeriggio, in serata la situazione si è aggravata rapidamente e, nel giro di meno di un’ora, il torrente Bisagno è esondato interessando la zona di Brignole e la Foce. Oltre ai danni ingenti, una persona ha perso la vita. Grazie alla collaborazione con l’Ufficio stampa del Dipartimento di Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata condotta un’analisi della rassegna stampa su tutte le trasmissioni televisive a livello locale e nazionale (telegiornali e talk show) che trattassero il tema dell’alluvione di Genova nel periodo fra il 10 e il 31 ottobre 2014 (si tratta di circa 500 servizi televisivi). Lo scopo è la ricerca nelle narrazioni dei mezzi di comunicazione di distorsioni cognitive mediate dal linguaggio, ossia fattori che compromettono una corretta comprensione dell’evento da parte dei cittadini. Il problema, in tal caso, non è solo legato alla cattiva informazione, bensì all’impossibilità di capire la complessità dei fattori in gioco. Questo porta la popolazione a sviluppare credenze e atteggiamenti sbagliati, semplicistici, che possono avere effetti deleteri sia per quanto riguarda gli indirizzi delle future decisioni delle istituzioni, sia per la percezione dei rischi durante gli eventi critici e i conseguenti comportamenti di autoprotezione.

Bracco F., Modafferi C., Ferraris L. (2015). From Language to Safety. Hindsight bias in media narratives after the 2014 Genoa floods. In proceedings of the XII annual conference of the Italian Association of Cognitive Sciences (AISC), Genova, 10-12 dicembre 2015. PDF

La simulazione ad alta fedeltà nelle emergenze ostetriche: prime analisi sull’efficacia di un progetto formativo sulla stimolazione delle competenze tecniche e non tecniche.


Background: 
In anni recenti, la formazione per la gestione dell’emergenza in ambito sanitario ha sempre più fatto ricorso alla simulazione ad alta fedeltà. 
Lo sviluppo delle tecnologie di simulazione ha permesso di raggiungere elevati livelli di realismo, affidabilità, flessibilità e versatilità degli strumenti impiegati negli scenari. 
Di particolare interesse, oltre al realismo della situazione da gestire, è la fase del debriefing post-scenario in cui i partecipanti hanno modo di riflettere sulle proprie competenze tecniche e non tecniche e su come il team ha affrontato la criticità.
Obiettivi
: Valutare l’integrazione tra esperienza operativa di gestione di situazioni critiche e riflessione sulle azioni messe in atto al fine di sviluppare tecniche e protocolli di intervento e rendere più efficace il coordinamento del team in situazioni di emergenza.
Metodi
: Realizzazione di un corso di formazione centrato sulla simulazione in emergenza materno-fetale, rivolto a 288 operatori di varie categorie professionali operanti in area materno-infantile (anestesisti, neonatologi, pediatri, ginecologi, ostetriche, infermieri e tirocinanti).
A ciascun partecipante è stato somministrato un questionario volto ad indagare l’efficacia e l’innovatività del metodo formativo, l’esigenza di confronto tra i partecipanti e la soddisfazione rispetto al corso.
Risultati
: Dal questionario è emerso che gli aspetti più interessanti del progetto sono stati la possibilità di partecipare alla simulazione e la possibilità di riflettere sulle dinamiche di gruppo, potendosi confrontare sugli aspetti operativi e sui vissuti psicologici collegati. 
La simulazione è stata apprezzata poiché ha permesso di ricreare le dinamiche presenti nell’operatività quotidiana, verificando la conoscenza degli aspetti tecnici, e di riflettere sul proprio ruolo nell’equipe, sulla sperimentazione di modalità alternative di lavoro di gruppo e sull’adozione di stili di comunicazione più efficaci. 
La fase di debriefing è stata particolarmente apprezzata, perché ha consentito una riflessione ordinata e coerente sulle dinamiche operative e gruppali, permettendo di condividere priorità, linee di coordinamento e scelte contestuali. Per i partecipanti il debriefing dovrebbe essere uno strumento da usare quotidianamente nelle proprie sedi operative, perché valorizza le reciproche risorse, favorisce la meta-riflessione, consente di parlare degli errori in modo nuovo e non giudicante, oltre che permettere di soffermarsi su aspetti del lavoro generalmente trascurati. 
La soddisfazione dei partecipanti è stata molto elevata. 
Il corso è stato apprezzato soprattutto per l’innovatività dei metodi formativi e la competenza dei conduttori.
Conclusioni
: I risultati sono incoraggianti e confermano il valore di questa nuova metodologia formativa, che permette un approccio complesso a problemi complessi, come la gestione di situazioni critiche. 
In particolare, l’esperienza diretta e la riflessione non giudicante sulle pratiche consentono di valorizzare i contenuti teorici e portano a un più solido apprendimento, non solo delle prassi operative, ma anche e soprattutto degli aspetti comunicativi e relazionali. Questi aspetti permettono di trasformare il gruppo in una squadra, con ruoli chiari e condivisi e dinamiche fluide ed efficaci, veri ingredienti per la gestione delle criticità in ambiente ostetrico.

Frigo, M.G., Dato A., Grattarola, C., Cordone, M., Maltoni A., Monichino, S., Amidani, A., Brogioni, F., Masini, M., Bracco, F., De Tonetti, G., & Celleno, D. (2015). La simulazione ad alta fedeltà nelle emergenze ostetriche: prime analisi sull’efficacia di un progetto formativo sulla stimolazione delle competenze tecniche e non tecniche. Congresso SIAARTI 2015. PDF

Differenze legate all’età e al genere nel locus of control alla guida

In letteratura non risultano studi su giovani guidatori nei quali è stato indagato il Locus of Control (LOC) alla guida col modello di Özkan e Lajunen (2005), che organizza le credenze sulla possibilità di controllo degli incidenti stradali in quattro dimensioni: proprio comportamento (Interno), comportamento degli altri guidatori (Altri), elementi ambientali (Ambiente) e sfortuna (Destino).
In un questo studio sono state indagate le differenze legate all’età e al genere relativamente alle quattro dimensioni del modello mediante analisi su dati di archivio di una versione breve a 12 item del Multidimensional Traffic Locus of Control Scale (TLOC) somministrata a 300 Adolescenti (13-19 anni, F=31%), 577 Giovani (20-29 anni, F= 44%), 281 Adulti (30-39 anni, F=36%) e 280 Senior (oltre 40 anni, F=35%). Mediante modelli di equazioni strutturali è stata verificata l’invarianza di misurazione della scala fra i gruppi di età e gli effetti di età e tre covariate (genere, aver o meno causato incidenti, essere stati o meno coinvolti passivamente in incidenti) sui punteggi nei fattori.
I risultati hanno rivelato che gli Adolescenti hanno indicato punteggi significativamente inferiori agli altri gruppi di età nella scala Destino e superiori in Interno, con effetti non significativi delle covariate. I Giovani hanno indicato punteggi significativamente superiori ai Senior nelle scale Destino, Interno e Ambiente e agli Adulti in Ambiente; in questo gruppo punteggi maggiori di Interno erano associati con l’essere maschio e con l’aver causato incidenti, mentre punteggi maggiori in Altri erano associati con l’essere stati passivamente coinvolti in incidenti. Gli Adulti hanno indicato punteggi significativamente superiori ai Senior nella scala Interno; in questo gruppo punteggi maggiori in Interno erano associati con l’aver causato incidenti e punteggi maggiori in Ambiente erano associati con l’essere femmina. Nei Senior punteggi maggiori nella scala Interno erano associati con l’aver causato incidenti e il non essere stati passivamente coinvolti in incidenti; punteggi maggiori in Destino erano associati al non essere stati passivamente coinvolti in incidenti; punteggi maggiori nella scala Ambiente erano associati all’essere femmina.
I risultati di questo studio suggeriscono che i giovani guidatori tendono ad avere un LOC alla guida principalmente interno e che tale credenza diminuisce con l’età. Questo ha importanti implicazioni per la programmazione di interventi volti a sensibilizzare gli adolescenti e i giovani alla sicurezza alla guida, data l’associazione riportata in letteratura del LOC interno con comportamenti rischiosi alla guida, probabilmente legati a bias dovuti all’eccessivo ottimismo e alla sovrastima delle proprie capacità di guida.

Piccinno, T., Chiorri, C., Masini, M., Bracco, F., Passarelli, M., & Ravera, D. (2015). Differenze legate all’età e al genere nel locus of control alla guida. Relazione presentata al XXVIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia, Sezione di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione, Parma, 24-26 settembre. PDF

Preliminary evidence of two opposite faces of internal locus of control in drivers

Abstract: A few instruments are available to assess locus of control (LOC) in drivers. However, there is inconsistent evidence about the predictive validity of internal LOC for driving behaviors, since it is positively associated with both risky and cautious driving. In this study we developed a new questionnaire, the Driving Locus of Control (DLOC), which comprises 21 items that map overconfident internal LOC, safety-oriented internal LOC and external LOC.
Methods: The DLOC was administered to 124 participants together with a socio-demographical and driving history schedule and the Montag and Comrey’s Driving Internality and Driving Externality (DIDE) scales.
Results: Six items were excluded from the final version of the DLOC due to either redundancy or poor contribution to a simple structure in exploratory factor analyses. The expected 3-factor solution emerged as the best measurement model for the DLOC items, with negligibly correlated factors. Scale scores also showed meaningful correlations with DIDE scores and driving history variables, suggesting an adequate construct and criterion validity.

Masini M., Piccinno T., Bracco F., Ravera D., & Chiorri, C. (2014). Preliminary evidence of two opposite faces of internal locus of control in drivers. Talk at Cognitive Arena for beginners, Brixen, Febraury 28th, March 1st. PDF

Fostering personal resilience in healthcare workers: efficacy and profiles of change

Abstract: Non-technical skills (NTS) are promoted in healthcare workers’ training to improve individual resilience and coping strategies. The aim of this study was to investigate the efficacy of a research-intervention concerning the development of NTS. A battery of self-report measures of resilience, coping, emotional intelligence, burnout and, as control variables, personality traits associated with adaptive and maladaptive psychological functioning was administered to a sample of 76 workers of the Department of Clinical Pathology of an Italian Hospital (F = 80%, mean age 50±7 years), before and 6 months after the training. The Reliability Change Index (RCI) was computed to evaluate the participants’ change in the target constructs. Cluster analysis performed on RCI scores yielded a 2-cluster solution: participants in Cluster1 (34%) showed substantial worsening on most of the evaluated constructs, whereas participants in Cluster2 (66%) showed an improvement. A logistic regression revealed that neither socio-demographic characteristics nor personality traits were predictive of cluster membership. The results suggest that a training focused on NTS seems to foster a pattern of positive change in two thirds of the workers under investigation, and that this change is not predictable from personality characteristics. Implications for developing future interventions are discussed.

Modafferi, C., Piccinno, T., Bracco, F., & Chiorri, C. (2014). Fostering personal resilience in healthcare workers: efficacy and profiles of change. Talk at Cognitive Arena for beginners, Brixen, Febraury 28th – March 1st.  PDF

Gestire la crisi con lo sviluppo delle competenze non tecniche sul lavoro: una proposta programmatica e un caso di studio

La crisi economica in corso ha interessato la maggior parte dei settori produttivi in Italia, sia nel pubblico, sia nel privato. Gli effetti più evidenti, per i lavoratori, sono stati la contrazione delle risorse disponibili, da un lato, e la richiesta di aumentare qualità e produttività, dall’altro. Tali richieste sono state vissute come contraddittorie e hanno spesso generato senso di impotenza, frustrazione, cinismo e disfattismo (Seligman, e Maier, 1967). Di fronte a questo diffuso malessere psicologico nei luoghi di lavoro, la dirigenza ha spesso adottato un’impostazione ancora più autoritaria e rigida, sollecitando i lavoratori all’ottimizzazione delle competenze tecniche. I risultati sono spesso deludenti e si assiste a un crescente ritiro motivazionale, un impoverimento emotivo e relazionale, compromettendo ulteriormente la qualità del lavoro e la produttività, in un circolo vizioso senza uscita. Questo intervento vuole mostrare come lo sviluppo delle cosiddette “competenze non tecniche” (Flinn et al. 2008) sia la strategia più efficace per avviare un’inversione di tendenza. Tali competenze (non specifiche dell’attività professionale) fanno appello a variabili di tipo piscologico quali: capacità di gestione dello stress, comunicazione, lavoro di gruppo, leadership, decisione e soluzione di problemi condivisa, visione prospettica sulla situazione. Si presenterà un caso di studio, un progetto di ricerca/azione presso un dipartimento ospedaliero, dove la crisi economica ha provocato accorpamenti di strutture, fusione di gruppi di lavoro, metodi, culture (Modafferi et al., 2014). Per la gestione di sintomi come burnout, stress, cinismo, è stata realizzata una formazione ispirata allo sviluppo delle tre condizioni rogersiane (Gordon, 2005). I partecipanti hanno compilato prima della formazione e dopo 6 mesi una batteria di questionari indaganti coping, resilienza, intelligenza emotiva, burnout, personalità, benessere e stress. È stato calcolato il Reliability Change Index (RCI) in ogni partecipante per ogni variabile ed è stata condotta un’analisi dei cluster per individuare dei profili prototipici di cambiamento, al netto della mancanza di differenze iniziali sulle variabili nei partecipanti. I risultati documentano un generale effetto positivo di tale intervento su due terzi del campione, dove si evidenzia un cambiamento positivo nelle misure di resilienza individuale, di strategie attive di soluzione dei problemi e nelle misure di burnout, in particolare un aumento del senso di realizzazione personale nel proprio lavoro. I risultati evidenziano come la resilienza del sistema richieda la tutela della resilienza di gruppi e lavoratori, favorita dallo sviluppo di competenze non tecniche che aiutino le persone a dare un senso al loro lavoro, a sentirsi membri di un gruppo, a stimolare una motivazione intrinseca per superare ostacoli e gestire fatiche (Magrin, 2008).

Bracco, F., Modafferi, C., & Belgrano, G.A. (2014). Gestire la crisi con lo sviluppo delle competenze non tecniche sul lavoro: una proposta programmatica e un caso di studio. Comunicazione presentata al Convegno Nazionale Associazione Europea della Psicoterapia Centrata sul Cliente e dell’Approccio Centrato sulla Persona, Firenze, 24-25 maggio. PDF

Promoting health and safety in health care: a bottom-up tool development

Abstract: The objective of this project was to develop a tool for safety and health monitoring in operating theatres that tried to overcome the limitations of existing methods. Sixty health care operators (nurses and physicians) of six ligurian hospitals joined the project in 2010-11. Following the action-research methodology, we facilitated them in developing a tool – tailored on their cultural and operational environments – for the detection and solution of issues related to health and safety at their early stage. The tool is composed of three parts: (1) anomaly detection (problem description, potential consequences and proposal solutions); (2) problem setting and problem solving (definition of timeline and roles for problem management); (3) solution process monitoring (effectiveness assessment and new actions to do). The tool has several strengths both at the organizational and individual level: it enhances interaction and information sharing, improving organizational health, it empowers operators self efficacy and locus of control in influencing organizational processes, it can become a database of already solved issues concerning safety and well-being, allowing operators to learn from these experiences, it can also afford a clear monitoring of processes that are generally long and tortuous due to the organizational complexity of health care units.

Keywords: organizational health; action research; operating theatres

Bruno, A., Bracco, F., & Sossai, D. (2012). Promoting health and safety in health care: a bottom-up tool development. Global Congress for Qualitative Health Research,  Università Cattolica, Milano, 28 – 30 June. PDF of the proceedings